Circus

Un mattino d’inverno dei rumori inconsueti mi svegliarono nel mio letto all’ora in cui i galli ancora dormono. Spalancai i due battenti del mio balcone… un gigantesco ombrello bianco era caduto dal cielo e ricopriva l’intera piazza… il circo è come una mongolfiera, pensai, la sera prima non c’è e la mattina è là davanti a casa tua! E fu così che una sera mio padre decise, improvvisamente, di portare noi figli allo spettacolo: già dalla soglia cominciava un altro mondo, un mondo senza frontiere vasto quanto l’immaginazione. Seduto in prima fila nel cerchio magico, feci quella sera conoscenza con la vita. Nella gente del circo avevo riconosciuto, ancora confusamente, la mia gente. I soli esseri umani che avrei sempre capito. E fin dalla prima volta si è manifestato subito in me una traumatizzante, totale adesione a quel frastuono, a quelle musiche assordanti, a quelle apparizioni inquietanti, a quelle minacce di morte… Ancora oggi il circo mi sconvolge e mi terrorizza come quando ero un bambino. Quel tetto provvisorio, temporaneo… la paura... la morte, sempre presente… si, perchè nel circo corre un’aria di mattatoio. La minaccia di morte e l’emozione di simili spettacoli si riallacciano alle esperienze dell’antico Circo Massimo. C’è il sangue in mezzo alla segatura. Un luogo di magie casalinghe e familiari, uno spettacolo sempre al bordo della follia. E’ per questo che mi appassiona. E questa follia, noi vogliamo, come nella vita, vederla organizzata. E in effetti lo è, ma è organizzata da dei pazzi. Pensiamo ai clowns: aberranti, grotteschi, ciabattoni, straccioni. Nella loro totale irrazionalità, nella loro violenza, nei capricci abnormi sono uno specchio in cui l’uomo si rivede in grottesca, deforme, buffa immagine. E avete capito fino a che punto ci mettono in scena impunemente la tragedia dell’allegria? E noi ridiamo, invece che piangere? (Federico Fellini)


Vai alle altre gallerie